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A Varanasi si può andare a spasso per la città e camminare in cerca di curiosità, come solitamnete si fà quando si visita un paese nuovo, oppure scegliere di stare fermi, e far sì che siano le stesse curiosità a venirti incontro. Varanasi è il cuore spirituale dell’India, basta fermarsi in qualsiasi punto della riva del Gange per contemplare a qualsiasi ora del giorno l’inscindibile simbiosi dei numerosi fedeli con la Ganga. Penso che si potrebbe passare una giornata nello stesso posto senza annoiarsi. E più di una volta camminando sui ghat, quando mi è capitato di distrarmi, voltando lo sguardo, come per magia mi sono trovato di fronte una nuova incredibile scena.
Ho effettuato il viaggio “India Centrale Breve” con Avventure nel Mondo nel mese di marzo 2016.
Varanasi città sacra
Questa città, nonostante sia divenuta ormai una celebre meta turistica, con i suoi antichi riti, i costumi, le tradizioni che si tramandano da secoli è pervasa ancora oggi da uno spirito, da un’atmosfera, un’aura particolari, che mi hanno trasmesso subito la consapevolezza di trovarmi nella città santa sacra agli Hindu. Si avverte una sensazione indefinita ma intensa di spiritualità nei pressi dei ghat soprattutto in momenti come le abluzioni del mattino e la Puja serale che sono i rituali da non perdere.
Ogni volta che rivedo le foto che ho scattato a Varanasi mi vien voglia di tornarci. Nei giorni in cui ci siamo fermati in questo luogo veramente unico mi sono sempre svegliato all’alba e come fanno da secoli le migliaia di pellegrini che vanno ad immergersi nelle sacre acque del Gange ho disceso il ghat, la scalinata che porta al fiume.
I rituali
Ho potuto osservare gli abitanti della città ed i pellegrini, le signore spesso con bellissimi sari, che si rivolgevano verso il sole nascente e compivano, assorti nelle loro preghiere, una complessa serie di rituali: gettavano nel fiume ghirlande di fiori e piccole candele; prendevano l’acqua facendola gocciolare attraverso le dita per farla ricongiungere con “La Grande Madre”, in offerta alle divinità e ai propri antenati; la bevevano, incuranti dei germi, dei batteri e dell’inquinamento dei nostri giorni; la raccoglievano nelle mani per versarsela sul capo o all’interno di un contenitore di ottone che terminata l’abluzione viene portato al tempio; intonavano sacri mantra e si immergevano, per liberare il corpo dalla contaminazione dei peccati.
Ciascun fedele esegue i diversi rituali previsti dalla propria casta di appartenenza. Tutti offrono il loro tributo alla “Grande Madre”, il fiume Gange, considerato una divinità vivente.
Ogni induista, almeno una volta nella vita, deve recarsi a Varanasi e immergersi nelle sue acque. Secondo l’induismo l’unico luogo al mondo in cui gli dei permettono all’uomo di sfuggire al Samsara, l’eterno ciclo di morte e rinascita, è la riva occidentale del Gange, nel tratto in cui sorge la città di Varanasi. E’ questo il motivo per cui, nel corso della sua millenaria storia, centinaia di milioni di persone hanno compiuto un pellegrinaggio in questa città, capitale spirituale del paese ed un tempo conosciuta come Benares.
Le cremazioni
A Varanasi la città santa indiana il cuore spirituale dell’India, si contano circa 80 ghat, ed alcuni di questi ghat sono usati per la cremazione. Morire a Varanasi, la più sacra tra le città sante dell’India, è il sogno di ogni devoto. Il suggestivo rito della cremazione, eseguito pubblicamente sulle sponde del Gange, è ricco di spiritualità: i corpi dei defunti vengono trasportati, avvolti da un lenzuolo, su una lettiga di bambù, immersi nella Ganga e deposti su pire funerarie per essere bruciati in riva al Gange. Alla fine della cerimonia funebre, le ceneri vengono disperse nel fiume.
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