Benvenuti, nell’articolo qui sotto vi parlo della visita al Mausoleo dell’Imam Khomeini avvenuta nel corso del viaggio “Iran Suite” effettuato con Avventure nel Mondo nel mese di giugno 2015.
Shah-In-Shah ed il Mausoleo di Khomeini
La prima cosa che mi è venuta in mente dopo essere entrato nel Mausoleo dell’Imam Khomeini è stata la descrizione dell’ayatollah fatta dal famoso giornalista e scrittore Ryszard Kapuściński nel suo libro Shah-in-Shah.
Il Mausoleo è un maestoso complesso moderno con un interno immenso, ricoperto di tappeti e ricco di mosaici, marmi, alabastri e decorazioni che non brillano per sobrietà.
La grandiosità dell’architettura, con le sue cupole dorate e i minareti imponenti, sembra voler raccontare una storia di potere e devozione, di una nazione che venera il suo leader con una reverenza quasi sacra.
Per contrasto, lo sfarzo del monumento e l’austerità dell’artefice della rivoluzione iraniana del 1979 mi hanno ricordato il libro di Kapuściński. In Shah-in-Shah, Kapuściński descrive l’ayatollah come un uomo di grande carisma e semplice sobrietà, la cui visione e determinazione hanno cambiato il corso della storia iraniana.
Questa dicotomia tra l’austero stile di vita dell’Imam Khomeini e la magnificenza del mausoleo che gli è stato dedicato sottolinea l’incredibile impatto che un singolo individuo può avere sul destino di una nazione, trasformando ideali semplici in monumenti grandiosi.
Il tributo della nazione iraniana al leader della rivoluzione
Nonostante questa considerazione personale, le proporzioni e la grandiosità del monumento riescono a trasmettere anche la solennità del tributo della nazione iraniana al suo leader della rivoluzione.
Ogni dettaglio architettonico, dalla vastità degli spazi interni alle intricate decorazioni dei mosaici, sembra essere studiato per evocare un senso di reverenza e rispetto.
È un’oasi di calma, un luogo di riposo, di preghiera e di meditazione, dove l’atmosfera sacra invita i visitatori a riflettere non solo sulla figura dell’Imam Khomeini, ma anche sulla storia e l’identità di un intero popolo.
Le voci si abbassano automaticamente, il ritmo del passo rallenta, e anche i pensieri sembrano trovare un ritmo più pacato.
Il contrasto tra il frenetico mondo esterno e la tranquillità all’interno del mausoleo offre ai pellegrini e ai visitatori un rifugio spirituale, un momento di introspezione lontano dalle preoccupazioni quotidiane.
Così, il monumento non è solo un omaggio alla memoria di un grande leader, ma diventa anche un simbolo vivente della continua ricerca di pace e spiritualità della nazione iraniana.
Ryszard Kapuściński
Ryszard Kapuściński ha lavorato fino al 1981 come corrispondente estero dell’agenzia di stampa polacca PAP e i suoi numerosi libri-reportage lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
Nell’anno drammatico per l’Iran che va da gennaio 1978 al febbraio 1979, l’anno della rivoluzione khomeinista, Kapuściński è in Iran per uno dei suoi più brillanti e memorabili reportage.
Al lavoro nella sua stanza d’albergo, ingombra di giornali, di ritagli, di foto, filmati e nastri registrati, procede con appassionante capacità narrativa alla complessa ricostruzione storico-giornalistica del lento ma inesorabile procedere degli avvenimenti che hanno portato alla rivoluzione khomeinista.
Con il suo stile inconfondibile, Kapuściński riesce a catturare l’essenza di un paese in tumulto, descrivendo non solo gli eventi politici, ma anche il clima di tensione e speranza che pervade la vita quotidiana degli iraniani.
La sua penna trasforma i fatti storici in una narrazione avvincente, dove ogni personaggio, dal più umile manifestante al più potente leader, contribuisce a tessere il complesso arazzo della rivoluzione.
La sua attenzione ai dettagli e la sua empatia per le persone comuni rendono il reportage non solo un documento storico di inestimabile valore, ma anche un’opera letteraria che continua a ispirare e a emozionare i lettori di tutto il mondo.
La capacità di Kapuściński di fondere giornalismo e letteratura ha fatto scuola, imponendolo come uno dei maestri indiscussi del reportage contemporaneo.
Shah-In-Shah
A dir la verità, Kapuściński in questo libro ha descritto più il periodo dello Scià rispetto alla rivoluzione di Khomeini.
Nel suo reportage, descrive il governo, non certo di specchiata democrazia, dello Scià in maniera dettagliata, illustrando il lusso e l’opulenza che caratterizzavano la corte di Reza Pahlavi.
Con precisione e acume, Kapuściński narra il progressivo rifugiarsi del popolo nelle moschee, tra le braccia dei mullah e dell’Islam, vista come l’unica istituzione in grado di offrire protezione dalla violenza cieca del potere centrale di Teheran.
Sono tante le storie che Kapuściński ci racconta in Shah-In-Shah, episodi che dipingono un quadro vividamente critico della disuguaglianza sociale e dell’oppressione politica.
Anche se non messe in diretta contrapposizione nel libro, il fortissimo contrasto tra la vita opulenta dello scià e la vita morigerata di Khomeini emerge con forza tra le righe, lasciando un ricordo indelebile.
Questo contrasto non solo sottolinea le tensioni sociali che hanno alimentato la rivoluzione, ma evidenzia anche il desiderio di un cambiamento radicale che ha spinto il popolo iraniano a cercare una nuova leadership, capace di offrire un’alternativa più giusta e moralmente integerrima.
La maestria di Kapuściński sta proprio nella sua capacità di far emergere queste contraddizioni attraverso storie umane, rendendo la complessità di quegli anni accessibile e coinvolgente per i lettori di ogni epoca.
Un passo di “Shah-In-Shah”
C’è un passo di Ryszard Kapuscinski nel suo “Shah-In-Shah” in cui c’è una descrizione di Khomeini che mi ha colpito:
“Khomeini sta sempre a Qom, non va mai nella capitale o in altri posti, non visita luoghi né incontra persone.
Prima abitava con la moglie e i cinque figli in una casupola lungo un’angusta stradina sterrata, percorsa al centro dal canale di scolo.
Ora si è trasferito poco lontano, nella casa della figlia; si mostra, dal balcone prospiciente la strada, alla gente venuta a vederlo.”
Ryszard Kapuscinski prosegue:
“Khomeini conduce una vita ascetica: si nutre di riso, yogurt e frutta, abitando in una sola stanza spoglia e senza mobili, eccetto un giaciglio sul pavimento e una pila di libri.
E’ qui che, seduto su una coperta stesa per terra, la schiena appoggiata alla parete, riceve gli ospiti, delegazioni ufficiali straniere comprese.
Dalla finestra vede le cupole delle moschee e il vasto cortile della madrasa, un chiuso mondo di mosaici color turchese, di minareti verdazzurri, d’ombra e frescura.
Dalla mattina alla sera è un viavai continuo di ospiti e postulanti.
Nei brevi attimi di pausa Khomeini va a pregare oppure resta in casa, dove dedica qualche tempo alla riflessione o a un breve riposo, cosa più che naturale per un vecchio di ottant’anni.”
Il Mausoleo di Khomeini
Il santuario dell’Imam Khomeini si trova a circa 10 chilometri da Teheran, lungo la strada che porta a Qom, la città delle cinquecento moschee e delle massime scuole teologiche.
L’altezza delle torri, 91 metri, rimanda all’età in cui morì l’ayatollah, un dettaglio che sottolinea l’intenso legame tra la struttura e la vita del leader spirituale.
Ogni elemento del mausoleo è carico di simbolismo: il numero dei tulipani che ornano la cupola centrale è 72, lo stesso dei seguaci dell’Imam Hossein trucidati a Kerbala nel 680 d.C. Il tulipano, simbolo iraniano del martirio, evoca il sacrificio e la devozione, richiamando il tragico evento dopo il quale lo sciismo si affermò come scisma permanente e religione indipendente.
Questo santuario non è solo un luogo di riposo per l’ayatollah Khomeini, ma anche un monumento alla storia e alla fede di un’intera nazione.
Ogni visitatore che vi entra è immerso in una narrazione storica e spirituale, dove la grandezza architettonica si fonde con il significato profondo dei simboli che lo decorano, offrendo un’esperienza di riflessione e connessione con le radici più profonde della cultura e della religiosità iraniana.
Il santuario dedicato al “padre” della Rivoluzione islamica
Costruito subito dopo la morte di Ruhollah Khomeini, il santuario è dedicato al “padre” della Rivoluzione islamica, di cui ospita i resti.
Questo imponente mausoleo, meta di pellegrinaggio per milioni di devoti ogni anno, rappresenta il simbolo del potere teocratico della Repubblica iraniana.
Le sue grandiose strutture, arricchite da intricati mosaici e sontuose decorazioni, non solo celebrano la memoria di Khomeini ma incarnano anche l’autorità spirituale e politica che egli ha istituito.
Ogni dettaglio architettonico è progettato per riflettere la devozione e il rispetto del popolo iraniano verso il loro leader supremo, trasformando il sito in un luogo di profonda riflessione e spiritualità.
Il mausoleo non è solo un monumento funebre, ma una potente dichiarazione della continuità e della resilienza della rivoluzione che Khomeini ha guidato.
Attraverso le preghiere e le meditazioni dei pellegrini, il santuario continua a essere un centro vitale di ispirazione e di forza per la nazione, ricordando costantemente l’importanza della fede e della guida morale nel mantenere viva l’eredità della rivoluzione islamica.
Il gesto di toccare la cancellata con il capo
All’interno della struttura monumentale, l’urna di Khomeini trova posto nella navata centrale, sotto la maestosa cupola d’oro, ed è protetta da una cancellata su cui i pellegrini sono soliti poggiare il capo nell’atto di pregare.
Questo atto di devozione, profondamente sentito, trasforma il mausoleo in un luogo di intensa spiritualità, dove ogni visitatore può connettersi con la figura carismatica dell’Imam Khomeini.
La cupola d’oro, scintillante al di sopra dell’urna, non solo simboleggia la grandezza del leader, ma illumina l’intero spazio con una luce calda e rassicurante, creando un’atmosfera sacra e solenne.
La cancellata, ornata di iscrizioni e motivi tradizionali, funge da barriera protettiva e da punto di contatto tra il passato e il presente, invitando i fedeli a un momento di riflessione e preghiera.
Questo gesto di toccare la cancellata con il capo è un segno di rispetto e sottomissione, un modo per cercare benedizione e forza spirituale.
In questo ambiente di quiete e riverenza, la presenza di Khomeini sembra pervadere l’aria, rendendo tangibile l’eredità del suo pensiero e della sua guida, e offrendo ai pellegrini un’esperienza di raccoglimento e di pace interiore.
Un investimento significativo
Quando l’abbiamo visitato, il mausoleo era ancora in uno stato avanzato di costruzione.
Una volta completato, sarà il fulcro di un imponente complesso che si estenderà su 20 chilometri quadrati, un progetto ambizioso per il quale il governo iraniano ha stanziato 2 miliardi di dollari.
Questo vasto sviluppo riflette non solo l’importanza storica e spirituale dell’Imam Khomeini per la nazione, ma anche la volontà di creare un centro culturale e religioso di rilevanza internazionale.
Il complesso includerà strutture educative, centri di ricerca, aree di accoglienza per i pellegrini, e spazi verdi progettati per offrire un ambiente di serenità e contemplazione.
Il progetto è pensato per essere non solo un luogo di memoria, ma anche un punto di riferimento per l’intera comunità sciita, promuovendo il dialogo e l’istruzione.
Questo investimento significativo dimostra l’impegno del governo nel preservare e onorare l’eredità di Khomeini, garantendo che la sua influenza continui a essere sentita dalle future generazioni.
La visione grandiosa del complesso rappresenta un simbolo tangibile del potere e della resistenza dello spirito rivoluzionario iraniano, destinato a diventare un epicentro di fede e cultura.
Qui sotto l’articolo pubblicato su Adobe Creative Cloud Express
Ho pubblicato altri articoli sul viaggio Iran Suite: Iran: Isfahan, la metà del mondo
Rispondi