Benvenuti, nell’articolo qui sotto vi parlo della visita alla città di Isfahan avvenuta nel corso del viaggio “Iran Suite” effettuato con Avventure nel Mondo nel giugno 2015.
Isfahan: l’arrivo in piazza Imam
Tra i ricordi più belli del nostro viaggio in Iran c’è l’ingresso in piazza Imam, in un tardo pomeriggio di giugno, con il sole che iniziava a calare alle spalle dei bellissimi monumenti che vi si affacciavano e con decine di famiglie di Isfahan che arrivavano alla spicciolata.
Ogni dettaglio di quel momento è rimasto impresso nella mia memoria: il calore del sole che svaniva gradualmente, lasciando spazio a una brezza rinfrescante, il mormorio delle conversazioni in persiano che riempiva l’aria, e il profumo dei piatti tradizionali che le famiglie condividevano con generosità.
Trascorrono le ore serali insieme, chiacchierando e mangiando, seduti sopra il grande prato che occupa la parte centrale della piazza, un’oasi verde circondata da architetture maestose.
Cala la sera
Quando la luce si attenua e i palazzi si illuminano, l’atmosfera che pervade la piazza diventa unica.
Le luci soffuse dei minareti e delle cupole creano un gioco di ombre e riflessi che esalta la bellezza e la maestosità dei monumenti circostanti, trasformando la piazza in un teatro a cielo aperto dove storia, cultura e vita quotidiana si intrecciano in un armonioso abbraccio.
In quei momenti, ho sentito il vero cuore di Isfahan battere forte, pulsante di vita e tradizione, e mi sono lasciato trasportare da una sensazione di pace e meraviglia che raramente ho provato altrove.
Isfahan: “la metà del mondo”
Isfahan è una città dell’Iran centrale resa famosa dalla ricchezza dei suoi monumenti.
Ospita alcuni tra i palazzi più maestosi di tutto il mondo islamico ed è conosciuta anche con il soprannome di “la metà del mondo” per via di un proverbio persiano che ne celebra le bellezze artistiche.
Passeggiando per le sue strade, si rimane incantati dai mosaici intricati delle moschee, dai giardini lussureggianti e dai ponti storici che attraversano il fiume Zayandeh.
La maestosità di luoghi come la piazza Naqsh-e Jahan e il Palazzo Chehel Sotoun lascia i visitatori senza fiato.
Non è sorprendente che Isfahan sia la meta preferita dagli sposini iraniani per la loro luna di miele.
Le coppie possono godersi romantiche passeggiate al tramonto, cene sotto le stelle nei tradizionali ristoranti persiani e momenti indimenticabili in una città dove ogni angolo racconta una storia millenaria di arte e cultura.
Piazza Imam: concepita per contenere anche un campo da polo
È quasi fisiologico che la visita di Isfahan inizi da Piazza Imam, poiché vi si affacciano tre edifici imperdibili.
Questa piazza enorme, concepita per contenere anche un campo da polo, è dal 1979 Patrimonio Unesco.
Il gioiello più prezioso della piazza è la Moschea dello Scià, con i suoi mosaici di piastrelle blu che riflettono la luce in modo spettacolare.
Sul lato settentrionale, la porta di Qeysarieh serve da sontuoso ingresso al bazaar di Isfahan, un labirinto di negozi e colori.
Al centro della piazza, si possono ammirare la splendida Moschea dello Sceicco Lotfollah e il palazzo Ali Qapu.
Percorrere i porticati lungo i quattro lati, tra il passeggio di abitanti e turisti, è quasi d’obbligo.
È stato un peccato per le nostre fotografie che alla Moschea dello Scià e al palazzo Ali Qapu ci fossero impalcature e che nelle grandi fontane della piazza non ci fosse acqua. Tuttavia, la bellezza del luogo resta indiscutibile.
Lavoglia dei giovani di interagire
Un aspetto comune in tutto il paese, ma in special modo passeggiando in Piazza Imam, è stata la voglia dei giovani di interagire.
Con una spontaneità disarmante, si avvicinavano con sorrisi sinceri e occhi pieni di curiosità, desiderosi di conoscere noi e il nostro paese.
Le conversazioni spaziavano dai temi più leggeri, come la musica e il cibo, a quelli più profondi, come la cultura e la storia.
Era evidente che per loro ogni incontro rappresentava un’opportunità preziosa di arricchimento reciproco.
Ci raccontavano delle loro aspirazioni e dei sogni per il futuro, mostrandoci una generazione vibrante e aperta al mondo.
Questa interazione ha aggiunto un ulteriore livello di profondità alla nostra esperienza, facendoci sentire non solo visitatori, ma anche partecipanti attivi di un dialogo interculturale ricco e stimolante.
Brevi cenni storici
Paradossalmente, l’età dell’oro di Isfahan è iniziata in un periodo di grande difficoltà per l’Impero persiano.
Nel secolare conflitto con l’Impero ottomano, infatti, le circostanze imposero di spostare la capitale più a est per motivi di sicurezza, abbandonando Tabriz.
Inizialmente fu scelta la città di Qazvin, ma in seguito, Shah Abbas, salito al trono nel 1587, decise di spostare la capitale ancora più all’interno della Persia, a Isfahan.
Shah Abbas avviò un profondo rinnovamento urbanistico della città: vennero costruite una nuova rete viaria, grandi piazze, monumenti religiosi e palazzi sontuosi con eleganti giardini.
I quasi trecentomila Armeni deportati dal Caucaso, reinsediati nella nuova capitale della Persia, ebbero un ruolo di grande rilievo nell’età d’oro di Isfahan.
Abbiamo visitato il quartiere armeno e la Cattedrale del Santo Salvatore, con l’annesso museo del genocidio, e ci siamo immersi nella ricca storia culturale e religiosa di questa comunità.
La Moschea dell’Imam
La Moschea dello Scià, ribattezzata Moschea dell’Imam, è un capolavoro architettonico che cattura immediatamente l’attenzione con il suo bellissimo portale alto 30 metri.
Questo portale è decorato con mosaici intricati raffiguranti motivi geometrici, floreali e calligrafici, che riflettono la maestria degli artigiani persiani.
Affiancata da due maestosi minareti, la moschea si erge come un simbolo della grandiosità e della spiritualità di Isfahan.
All’interno, la grande cupola offre uno spettacolo visivo e acustico unico: è famoso l’effetto eco che permette all’Imam di essere sentito da ogni punto della moschea anche parlando a bassa voce.
Questo effetto non solo dimostra l’ingegnosità degli architetti, ma crea anche un’atmosfera di solennità e reverenza durante le preghiere.
La Moschea dell’Imam è, senza dubbio, una testimonianza vivente dell’arte e della scienza della civiltà persiana.
Moschea di Sheikh Lotfollah
Lo scopo di questa moschea era di essere la moschea privata della corte reale e, per questo motivo, non ha né minareti né il cortile centrale ed è di dimensioni più piccole.
Tuttavia, presenta due particolarità che la rendono unica. La prima è il tunnel che Shah Abbas chiese all’architetto di costruire, attraversando tutta la piazza, dal suo palazzo Ali Qapu fino alla moschea.
Questo tunnel permetteva al sovrano di raggiungere la moschea in modo discreto e sicuro.
La seconda particolarità è un sorprendente effetto ottico.
Dall’ingresso della sala interna, guardando al centro della cupola, si può osservare un pavone, la cui coda è composta dai raggi del sole che penetrano attraverso un foro nel soffitto.
Questo ingegnoso dettaglio dimostra l’abilità e la creatività degli artigiani, offrendo ai visitatori un’esperienza visiva straordinaria e simbolica.
Masjed-e Jāmé (Moschea del venerdì)
Masjed-e-Jame, detta anche Moschea del Venerdì, dal 2012 è un bene protetto dall’UNESCO. Con una superficie di oltre 20.000 mq, è la più antica moschea della città, risalente all’XI secolo.
L’enorme struttura della moschea si è evoluta tra aggiunte e ricostruzioni, presentando così tutta la storia dell’architettura religiosa persiana stratificata al suo interno.
Questo processo ha permesso alla moschea di integrarsi perfettamente con il tessuto urbano, attenuando i confini tra spazi cittadini e religiosi attraverso i numerosi accessi condivisi con altri edifici.
La Masjed-e-Jame non è solo un luogo di culto, ma un punto di riferimento storico e culturale che riflette l’evoluzione della città di Isfahan.
I suoi due minareti e le due grandi cupole si stagliano nettamente sul profilo di Isfahan, costituendo un elemento panoramico inconfondibile. Ogni visita a questa moschea è un viaggio nel tempo, attraverso secoli di storia e spiritualità.
Bazar Bozorg: il bazar di Isfahan
Ha quasi mille anni di storia, ma la sua struttura attuale risale all’epoca di Abbas, all’inizio del 1600.
Il Bazar di Isfahan è un capolavoro architettonico, formato da diverse sezioni e vari bazar, che affascina per la sua antichità e l’atmosfera vibrante.
Si può entrare da diversi punti, ma il monumentale ingresso principale è la Porta di Qeysarieh, decorata con splendide piastrelle ad intarsio e affreschi che raffigurano la guerra dello scià Abbas contro gli Uzbeki.
Questa porta si trova in Piazza Imam, sul lato opposto rispetto alla Moschea dello Scià.
Da qui, il bazar si snoda attraverso un labirinto di vicoli, sale con soffitto a cupola e aree porticate, ciascuna dedicata al commercio di specifici prodotti, il tutto al coperto.
Questo dedalo di passaggi e mercati conduce infine alla Moschea del Venerdì, creando un percorso che è tanto un’esperienza di shopping quanto un viaggio attraverso la storia e la cultura di Isfahan.
La zona più caratteristica del Bazar di Isfahan
La zona più antica e caratteristica del Bazar di Isfahan si sviluppa a nord della Porta di Qeysarieh, dove si trovano i prodotti di uso più comune.
Al suo interno, un intricato labirinto di vicoli e cupole collega moschee, madrase, caravanserragli e cortili luminosi, creando un ambiente vivace e affollato.
In un tripudio di colori, profumi e suoni, l’atmosfera è resa ancora più affascinante dalla pulizia e dall’ordine che regnano tra le merci di tutti i tipi e i negozi di antiquariato di valore.
È il cuore pulsante della città, con caratteristiche uniche che lo rendono indimenticabile.
Nel bazar, oltre a poter osservare la creazione e la vendita di articoli di artigianato come stoviglie di rame, oggetti di bronzo e gioielli, si possono acquistare spezie, tappeti, ceramiche, frutta secca, stoffe, borse, scarpe, vestiti, tessuti e molto altro.
Tra le specialità della città spiccano il torrone con pistacchi (gaz), dolci e gelati gustosi, e l’immancabile Occhio di Allah, il famoso amuleto contro il malocchio.
I portici di Piazza Imam
I portici della Piazza dell’Imam, in alcuni tratti illuminati da lame di luce che penetrano la penombra delle volte, sono un naturale prolungamento del bazar.
Qui, i prodotti offerti sono maggiormente destinati ai turisti, con una selezione di souvenir e articoli artigianali tipici che catturano l’attenzione dei visitatori.
L’atmosfera rimane caratteristica e piacevole, con una vibrante miscela di colori e profumi, ma tutto è più ordinato e meno caotico rispetto al cuore del bazar.
Questa parte del mercato, pur perdendo un po’ del fascino autentico delle vie più interne, offre comunque un’esperienza coinvolgente.
I turisti possono passeggiare serenamente sotto i portici, ammirando l’architettura storica e godendosi la tranquillità di un ambiente più controllato, dove è facile trovare ricordi e regali da portare a casa, catturando un pezzo della magia di Isfahan.
Ali Qapu Palace
Il Palazzo Ali Qapu, l’antico palazzo degli Scià di Persia, si erge maestoso in Piazza Imam. Il termine “Qapu” è tradotto come “Soglia Reale” o “Alto Portale,” evocando la grandiosità dell’edificio.
Costruito agli inizi del XVII secolo dallo Scià Abbas I il Grande, Ali Qapu Palace è una meraviglia architettonica con sei piani.
Al terzo piano si trova la grande loggia, da cui lo Scià un tempo assisteva alle partite di polo e alle corse dei cavalli.
Oggi, questo terrazzo è un luogo privilegiato per ammirare la bellezza della piazza Imam.
Le 18 altissime colonne di legno che sorreggono il soffitto finemente intarsiato aggiungono un tocco di eleganza e raffinatezza.
La vista panoramica che si gode da qui è mozzafiato, offrendo una prospettiva unica sulla piazza e sui suoi monumenti, catturando la magnificenza di Isfahan in un solo sguardo.
La sala dei banchetti e la sala della musica
Il Palazzo Ali Qapu, un tempo riccamente decorato, ha perso gran parte del suo splendore originale a causa dei saccheggi dei conquistatori e delle rivolte sociali che si sono succedute nei secoli.
Al sesto piano, il palazzo ospitava i ricevimenti reali e i banchetti. Qui si trovano le stanze più grandi di tutto l’edificio: la sala dei banchetti e la sala della musica.
Quest’ultima è particolarmente affascinante per i suoi stucchi elaborati che rappresentano strumenti musicali.
Questi stucchi non sono solo testimonianze della creatività e dell’intraprendenza degli artisti dell’epoca, ma erano anche progettati per assorbire l’eco prodotto dalle melodie e dalle voci.
Le forme incavate permettevano alle note e alle parole di diffondersi in modo naturale, senza rimbombo, garantendo un’acustica perfetta.
Oggi, passeggiare per queste stanze significa immergersi in un passato di grandezza e raffinatezza, dove l’arte e la musica erano al centro della vita di corte.
Chehel Sotoun
Il giardino Chehel Sotun, con una superficie di oltre 67.000 metri quadrati, è una gemma incastonata nell’ampio parco “Jahan Nema”.
Il nucleo primitivo del palazzo Chehel Sotun era un padiglione che Shah Abbas I aveva fatto costruire nel mezzo di questo giardino.
Durante il regno di Shah Abbas II, furono apportate notevoli modifiche e ampliamenti all’edificio, tra cui la caratteristica loggia colonnata.
Questa loggia è composta da 20 colonne che, riflettendosi nell’acqua della piscina antistante, creano l’illusione di 40 colonne, da cui deriva il nome “Chehel Sotun”, che in persiano significa proprio “40 colonne”.
Questo effetto visivo, insieme alla bellezza del giardino circostante, conferisce al palazzo un’aura di magia e simmetria.
Oggi, Chehel Sotun non è solo un capolavoro architettonico, ma anche un luogo di pace e riflessione, dove i visitatori possono immergersi nella maestosità della storia persiana.
La leggenda di Chehel Sotoun
Esiste anche una leggenda legata al nome Chehel Sotoun: lo Scià Shah Abbas II avrebbe chiesto al suo architetto di costruire un edificio monumentale con almeno 40 colonne, capace di stupire i dignitari in visita.
Tuttavia, a causa di finanziamenti insufficienti, al termine dei lavori le colonne erano soltanto 20. Lo Scià, furioso, era intenzionato a punire severamente l’architetto.
Quest’ultimo, in un ultimo disperato tentativo di salvarsi, dichiarò che le colonne erano davvero 40: 20 di legno che sorreggevano il padiglione d’ingresso del palazzo e altre 20 che si vedevano riflesse nella bella fontana antistante.
Inutile dire che lo Scià, colpito dall’arguzia dell’architetto, gli risparmiò la vita.
Questa storia non solo aggiunge un tocco di fascino al già magnifico giardino, ma sottolinea anche l’ingegnosità e la creatività dei maestri costruttori persiani.
Chehel Sotoun: la sala del Trono
Shah Abbas II utilizzò il Palazzo Chehel Sotun come luogo di divertimento e rappresentanza, ospitando ricevimenti e accogliendo dignitari e ambasciatori.
Il fulcro di queste attività era il Grande Salone, o Sala del Trono, un ambiente maestoso dove affreschi e dipinti coprono interamente le pareti, creando un’atmosfera di lusso e sfarzo.
Ogni dettaglio di questa sala rifletteva la magnificenza della corte persiana, con scene storiche e mitologiche che decoravano lo spazio, celebrando le vittorie militari e le glorie dello Scià.
Questi affreschi non solo adornavano la sala, ma raccontavano anche storie di potere e prestigio, lasciando i visitatori meravigliati e riverenti.
Il Palazzo Chehel Sotun, con la sua combinazione di arte e architettura, rimane una testimonianza dell’opulenza e della raffinatezza della dinastia safavide.
Si-o-Se Pol bridge (o ponte dei 33 archi)
Il Si-o-Se Pol Bridge, noto anche come il Ponte dei 33 Archi, è un magnifico ponte pedonale che rivela il suo fascino più suggestivo la sera, grazie a un’illuminazione sapientemente progettata.
Le luci illuminano sia il corridoio centrale sia i due laterali ad arcate che si affacciano sul fiume, creando un’atmosfera incantevole.
Questo ponte, con la sua architettura elegante e il riflesso delle luci sull’acqua, diventa un luogo d’incontro molto frequentato nelle ore serali.
Qui, residenti e turisti si ritrovano per passeggiare, socializzare e godere della vista mozzafiato.
Il gioco di luci e ombre rende il Si-o-Se Pol una vera opera d’arte, trasformando una semplice passeggiata in un’esperienza magica e romantica, celebrando la bellezza senza tempo di Isfahan.
La struttura del ponte Si-o-se
La parte superiore del ponte è costruita in mattoni, e conferisce un aspetto robusto e tradizionale alla struttura, mentre il piano inferiore è in pietra, segno della maestria artigianale del tempo.
Ai lati, vi sono due stretti passaggi coperti, che aggiungono un tocco di mistero e proteggono i passanti dagli elementi naturali.
Il camminamento pedonale nel piano superiore offre una vista panoramica, ideale per ammirare il paesaggio circostante, mentre quello coperto nel piano inferiore, incastonato tra i pilastri centrali, crea un percorso suggestivo a poca distanza dal letto del fiume, dove si può quasi sentire il fluire dell’acqua.
Originariamente, il ponte vantava 40 arcate, ma oggi ne rimangono solo 33, un dettaglio storico che ha dato origine al suo nome, Si-o-se, ovvero “trentatré”.
Questo cambiamento nel numero delle arcate non solo racconta la storia del ponte, ma simboleggia anche la resilienza e l’adattabilità della struttura attraverso i secoli.
Khaju bridge
Il ponte Khaju oggi si potrebbe descrivere come una struttura polifunzionale, che funge non solo da ponte, ma anche da diga, luogo d’incontro e punto panoramico.
Al centro del piano superiore, si trova un elegante padiglione fatto costruire dallo Scià Abbas, appositamente progettato per osservare le competizioni di nuoto e di canottaggio, offrendo una vista privilegiata e spettacolare.
La facciata orientale del ponte è caratterizzata da basamenti a forma di gradinata, perfetti per sedersi e godersi il panorama o semplicemente rilassarsi al sole.
Questo ponte, oltre a essere una meraviglia architettonica, è anche un vivace punto di ritrovo, soprattutto la sera, quando la sua illuminazione crea un’atmosfera incantevole.
Le persone si radunano qui per socializzare, passeggiare e immergersi nella vibrante vita notturna, facendo del ponte Khaju un fulcro di attività culturali e sociali.
La sua multifunzionalità e la bellezza senza tempo lo rendono un luogo speciale, dove storia e modernità si fondono armoniosamente.
La funzionalità della struttura del ponte-diga
La struttura del ponte-diga non solo dimostrava un’ingegnosità tecnica avanzata per l’epoca, ma offriva anche la possibilità di creare un pittoresco laghetto artificiale.
Questo specchio d’acqua non solo arricchiva l’estetica urbana, rendendo la città più attraente e vivibile, ma serviva anche a scopi ricreativi e sportivi, come la navigazione con piccole imbarcazioni e il nuoto, offrendo ai cittadini un luogo dove poter trascorrere il tempo libero.
Inoltre, il laghetto fungeva da preziosa riserva d’acqua, fondamentale in periodi di siccità o per l’irrigazione delle colture.
La versatilità del ponte-diga contribuiva quindi significativamente al benessere della comunità, integrando funzionalità pratica con piacere estetico e ricreativo, e dimostrando come l’architettura potesse migliorare la qualità della vita quotidiana in modo sostanziale.
Qualcuno canta la propria tristezza e insieme la propria speranza
Ho trovato in rete questa bellissima descrizione di questo ponte: ” è un punto di incontro per chi abita qui e si veste di momenti e usi diversi: dall’incontro al passeggio, dal gioco al pranzo, dal momento religioso del canto alla declamazione di struggenti poesie. Il tutto nel rispetto dell’altro e riuscendo anche a conservare pause di silenzio. Vi saprà regalare, se saprete aspettare e cogliere il momento, la magia di un assolo melanconico di chi, appoggiato ad un’arcata inferiore canta la propria tristezza e insieme la propria speranza” e noi abbiamo avuto la fortuna di arrivare nel momento giusto.
La Cattedrale di Vank (o del Santo Salvatore)
La cattedrale di Vank, risalente al periodo del re Shah Abbas, sorge nel cuore del quartiere armeno di Nuova Julfa.
Il termine “Vank”, che in lingua armena significa “monastero”, riflette l’importanza religiosa e culturale di questo magnifico edificio.
Tra le sue caratteristiche più distintive spiccano gli ornamenti in oro del soffitto e della superficie interna della cupola, che conferiscono un senso di maestosità e sacralità.
Le pareti sono adornate con splendide pitture a olio che narrano le storie della vita di Gesù, arricchite da uno stile artistico fortemente influenzato dall’arte italiana.
Queste decorazioni non solo abbelliscono la chiesa, ma creano anche un ponte culturale tra l’Occidente e l’Oriente, testimoniando l’apertura e la ricchezza culturale del periodo.
La cattedrale di Vank, con la sua fusione di elementi orientali e occidentali, non è solo un luogo di culto, ma anche un simbolo della vibrante storia e del patrimonio artistico della comunità armena in Iran.
Il complesso oltre la chiesa include un museo e una biblioteca
La chiesa di Vank rappresenta un notevole esempio di architettura composita islamo-cristiana, unendo armoniosamente elementi stilistici e decorativi di entrambe le tradizioni religiose.
La chiesa è parte di un complesso che include anche un museo e una biblioteca, rendendola un importante centro culturale e storico.
Il museo storico armeno di Vank ospita una preziosa collezione di fotografie, mappe e documenti, che testimoniano il tragico massacro degli Armeni ad opera dei sultani ottomani nel 1915.
Questa raccolta non solo documenta uno dei momenti più dolorosi della storia armena, ma serve anche come monito e strumento di educazione per le future generazioni.
La biblioteca, ricca di antichi manoscritti e testi sacri, offre un ulteriore approfondimento sulla ricca eredità culturale e spirituale degli Armeni.
Insieme, questi elementi fanno della chiesa di Vank un luogo di grande significato storico e religioso, un simbolo della resilienza e della memoria collettiva della comunità armena.
Qui sotto l’articolo pubblicato su Adobe Creative Cloud Express
Ho pubblicato altri articoli sul viaggio Iran Suite: Iran: Shah-In-Shah ed il Mausoleo di Khomeini
Antonio said on
Ciao Fabrizio, noi siamo stati a Isfahan tra marzo e aprile 1998, c’era un bel fiume in mezzo alla città, attraversato da ponti medioevali. Avevo saputo che esso non sfociava in mare, ma finiva nel deserto. Quando sei andato tu c’era ancora questo fiume? Ho letto che esso è stato deviato per raffreddamento centrali. Ciao e grazie per il tuo impegno
Fabrizio said on
Grazie Antonio! Il fiume c’era e, specialmente di sera, i ponti illuminati erano bellissimi e pieni di vita.
Antonio said on
Grazie per la notizia! Sentiamoci!