Benvenuti, nell’articolo qui sotto vi parlo dei primi 4 giorni del viaggio “Puna incantata” fatto con Avventure nel Mondo nel mese di agosto 2022.
La Puna: un viaggio indimenticabile
Ripercorrere in questo articolo l’itinerario del nostro viaggio attraverso La Puna argentina è un’impresa ardua, nonostante l’ausilio di video e foto.
La bellezza di questi luoghi e la meraviglia che ci hanno suscitato ogni giorno sono difficili da catturare e trasmettere a parole.
Lo si dice spesso nei resoconti di viaggio, ma in questo caso è stato il sentimento comune di tutti i partecipanti: ogni giorno ci siamo trovati a chiederci come fosse possibile descrivere ciò che stavamo vedendo.
Le vaste distese di paesaggi surreali, le montagne dai colori cangianti, i cieli tersi e le saline scintillanti componevano un quadro di bellezza mozzafiato che sfugge a ogni descrizione.
Ogni angolo di La Puna sembrava riservare una nuova sorpresa, una nuova emozione, facendoci sentire piccoli di fronte alla maestosità della natura.
Speriamo che, attraverso le nostre parole, immagini e video, si possa almeno in parte cogliere la magia di questo luogo straordinario, capace di lasciare un segno indelebile in chiunque lo visiti.
La Puna: una galleria d’arte a cielo aperto
L’altopiano situato nelle Ande Centrali che si estende dal Lago Titicaca in Perù, attraversa Bolivia e Cile e termina nel Nord Ovest Argentino, è noto ai viaggiatori soprattutto per le sue spettacolari lagune, i vasti salares come quello di Uyuni e il celebre deserto di Atacama.
La Puna Argentina, regione adiacente al Salar di Atacama in Cile (da cui deriva il nome Puna di Atacama), è probabilmente meno conosciuta dal turismo di massa, ma offre un’esperienza di viaggio unica e avventurosa, pensata per i veri amanti dei deserti e della natura selvaggia.
Questo è uno degli angoli più remoti del pianeta, un luogo di straordinaria bellezza dove si può scoprire uno dei pochi ecosistemi ancora intatti del mondo.
La Puna è una galleria d’arte a cielo aperto, plasmata dall’attività vulcanica, con paesaggi mozzafiato che affascinano e sconvolgono per la loro purezza e imponenza.
Esplorare La Puna significa immergersi in un mondo primordiale, dove ogni angolo rivela una meraviglia naturale, dalle montagne dai colori intensi alle saline brillanti, offrendo un viaggio indimenticabile che arricchisce l’anima e la mente di chiunque vi si avventuri.
Dal punto di vista climatico la Puna è un deserto d’altura caratterizzato da escursioni termiche tra le maggiori al mondo.
Si dice che un giorno nella Puna racchiuda le 4 stagioni: dalle 8 alle 11 la primavera, dalle 11 alle 16 l’estate, dalle 16 alle 18 l’autunno, per finire con l’inverno di notte.
Il nostro viaggio si è svolto in inverno e abbiamo trovato condizioni climatiche che si affrontano tranquillamente con abbigliamento tecnico a cipolla. La differenza la fa il vento, le giornate ventose qui sono quelle davvero difficili.
I nostri mezzi di trasporto
La scelta di Avventure nel Mondo di utilizzare tre pick-up per un gruppo di 12 persone, se da un lato è conveniente a livello di costi, dall’altro comporta notevoli disagi per i passeggeri.
Ogni mezzo, infatti, può trasportare solo 5 persone inclusi l’autista, il che significa che i tre seduti sul sedile posteriore si trovano in spazi davvero limitati, senza sufficiente comfort per un viaggio lungo. Inoltre, le frequenti fermate per scattare fotografie dai punti panoramici comportano continui sali e scendi dai veicoli.
Questo richiede di indossare il piumino, estrarre la macchina fotografica dallo zaino e riposizionarsi nel veicolo, operazioni rese più complicate dalla ristrettezza degli spazi.
Considerando che l’itinerario prevede circa 3000 chilometri di sterrato, questa soluzione risulta particolarmente penalizzante.
Personalmente, avrei preferito versare una quota maggiore per il noleggio di quattro mezzi, garantendo così maggiore comodità e facilità di movimento per tutti i partecipanti, migliorando complessivamente l’esperienza di viaggio.
La Puna: la partenza
Siamo partiti il 16/08/2022 con tre pick-up che ci hanno condotto dai mille metri della città di Salta fino a uno dei deserti più alti al mondo, dove abbiamo superato anche i 5000 metri.
Durante questo straordinario viaggio, abbiamo fatto una tappa alla Reserva de Biosfera Las Yungas, dove abbiamo interrotto la salita per la prima camminata.
Questa sosta è stata un’occasione preziosa per liberare le gambe intorpidite dall’incastro fra sedili e zaini, offrendo un momento di sollievo e rigenerazione.
La foresta, estremamente varia e rigogliosa, ci ha accolto con la sua straordinaria biodiversità.
Alcune piante, maestose e imponenti, potevano essere considerate veri e propri ecosistemi a sé stanti, ospitando una miriade di forme di vita.
Questa immersione nella natura incontaminata non solo ha rinvigorito il corpo, ma ha arricchito anche l’anima, preparandoci per le sfide e le meraviglie che il resto del viaggio ci avrebbe riservato.
La Puna: il trekking al Paseo de los Colorados
Nella sosta successiva abbiamo visitato Purmamarca, un incantevole villaggio andino incastonato tra le montagne.
Qui abbiamo pranzato, assaporando la cucina locale ricca di sapori autentici, prima di partire per il trekking al Paseo de los Colorados.
Questo percorso ci ha offerto il primo vero contatto con i colori vibranti della Puna, una regione caratterizzata da paesaggi mozzafiato.
Mentre camminavamo tra le formazioni rocciose multicolori, ci siamo immersi in uno spettacolo naturale di rossi, arancioni e ocra, che ci ha lasciati senza fiato.
Il silenzio del deserto, interrotto solo dal rumore dei nostri passi, ha reso l’esperienza ancora più suggestiva e indimenticabile.
Questa tappa ci ha permesso di apprezzare la bellezza incontaminata della Puna e di sentirci in armonia con la natura selvaggia e maestosa che ci circondava.
La Puna: la Paleta del Pintor
Terminato il trekking, siamo ripartiti pieni di entusiasmo. Dopo un breve tratto di strada, ci siamo fermati per ammirare uno spettacolo unico: dalla collina del cimitero di Maimará abbiamo osservato le rocce frastagliate de “La Paleta del Pintor”.
Questo straordinario panorama, con le sue strisce triangolari che sembrano dipinte da un artista divino, ci ha offerto un tableau naturale di sfumature rosa, verde e tutte le varianti di ocra.
Le formazioni rocciose, incorniciate dalla luce del pomeriggio, sembravano quasi prendere vita, creando un contrasto affascinante con il cielo limpido e il paesaggio circostante.
Questa sosta ci ha permesso di apprezzare la maestosità della natura in tutta la sua bellezza cromatica, regalando un momento di pura meraviglia che rimarrà impresso nei nostri ricordi.
La Puna: la fortezza pre-incaica di Pucará
Proseguendo verso nord, nel cuore della Quebrada de Humahuaca, abbiamo raggiunto Tilcara, dove abbiamo esplorato le rovine della fortezza pre-incaica di Pucará.
Il sito, situato appena fuori dalla città su una collina, ci ha accolto con un affascinante giardino botanico all’ingresso, dove una guida esperta ci ha introdotto alla storia dell’antico insediamento.
La salita verso la fortezza è stata arricchita da ampie vedute della valle, offrendo panorami mozzafiato che ci hanno lasciati senza parole.
Una volta in cima, abbiamo potuto ammirare l’importanza storica e culturale del Pucará, testimonianza di una civiltà antica e sofisticata.
Tuttavia, le ricostruzioni moderne e le aggiunte architettoniche, seppur apportate con buone intenzioni, hanno sottratto parte del fascino originale del luogo, rendendo meno autentica l’atmosfera che si respirava un tempo.
Nonostante questo, il valore storico dell’insediamento rimane ineguagliabile e la visita è stata un’esperienza indimenticabile, arricchendo la nostra comprensione della storia precolombiana della regione.
La Puna: il passo Abra El Condor
Il giorno seguente, il 17/08/2022, abbiamo lasciato Tilcara e ci siamo avventurati verso nord, attraversando il passo Abra El Condor, situato a 4000 metri sul livello del mare, che divide le province di Salta e Jujuy.
Prima di affrontare l’altitudine, ci siamo fermati a comprare un “aiutino”, un liquido da applicare sotto il naso che aiuta effettivamente a respirare meglio.
Fortunatamente, durante il viaggio non ho avuto problemi legati all’altitudine e non ho dovuto usare il Diamox, un farmaco comune per prevenire il mal di montagna. Tuttavia, alcuni dei nostri compagni di viaggio hanno sofferto in alcune occasioni di mal di montagna, manifestando sintomi tipici come mal di testa e vertigini.
Nonostante questi disagi, il paesaggio mozzafiato e l’esperienza unica di attraversare una delle regioni più affascinanti delle Ande hanno reso ogni momento indimenticabile.
La nostra destinazione finale per la giornata era il pittoresco villaggio di Iruya, incastonato tra le montagne, che ci ha accolti con la sua bellezza incontaminata e la calorosa ospitalità degli abitanti locali.
La Difunta Correa
Al passo Abra El Condor è stato eretto un piccolo santuario dedicato alla Difunta Correa, una figura leggendaria semi-pagana venerata come una Santa nella religione popolare.
In Argentina, e anche in Cile e Uruguay, soprattutto tra le classi popolari, la devozione verso la Difunta Correa è particolarmente sentita.
La maggior parte del suo culto si svolge ai bordi delle strade, dove umili santuari ospitano ex-voto e offerte di bottiglie d’acqua. Questi piccoli altari ricordano la tragica leggenda di Deolinda Correa, che, secondo diverse versioni, morì di sete ai bordi di una strada.
I fedeli e i pellegrini costruiscono questi altarini e portano bottiglie d’acqua come simbolo della sua sofferenza e come richiesta di intercessione.
La presenza del santuario al passo Abra El Condor aggiunge un tocco di spiritualità e riflessione al nostro viaggio, rendendo evidente come la devozione popolare riesca a infondere speranza e conforto anche nei luoghi più remoti e impervi.
La Puna: la strada per Iruya
Durante un tratto sterrato della strada per Iruya, ci siamo fermati presso un mirador per sgranchirci le gambe e ammirare il panorama. Questa sosta è stata una delle tante lungo il percorso, dove gli ambienti naturali di straordinaria bellezza si susseguivano senza sosta.
Ogni angolo di questa regione sembrava un quadro dipinto dalla mano di un artista, con montagne maestose, valli profonde e cieli infiniti che si estendevano fino all’orizzonte. Il mirador ci ha offerto una vista mozzafiato, permettendoci di apprezzare la grandiosità del paesaggio andino in tutta la sua magnificenza.
La tranquillità del luogo, interrotta solo dal suono del vento e dei nostri passi, ha creato un momento di pura contemplazione e connessione con la natura, arricchendo ulteriormente l’esperienza di questo incredibile viaggio.
La Puna: il villaggio di Iruya
Quando in lontananza è apparso Iruya, un piccolo villaggio arroccato tra le montagne a 2800 metri sul livello del mare, mi è sembrato di vedere un presepe vivente.
Le case sembravano incastonate nella roccia come per magia, con la chiesa di Nuestra Señora del Rosario y San Roque che spiccava tra gli edifici, offrendo un punto di riferimento affascinante e sacro. Gli abitanti di Iruya, circa 1500 persone, sono quasi esclusivamente del luogo, discendenti di generazioni che hanno imparato a convivere con le difficili condizioni geografiche.
Queste sfide hanno forgiato una comunità resiliente e profondamente legata alle proprie tradizioni. Le donne, con i loro abiti tradizionali colorati, spesso tessuti a mano, testimoniano un patrimonio culturale ricco e antico.
Camminando tra le viuzze anguste, abbiamo raggiunto il Mirador de la Cruz, da cui si può godere di una vista spettacolare sul villaggio e sul fiume Iruya. Questo punto panoramico ci ha offerto un momento di riflessione e meraviglia, permettendoci di apprezzare la bellezza incontaminata e l’autenticità di questo luogo incantato.
La Puna: il villaggio di Humahuaca
Humahuaca è un nome che risuona in tutta l’Argentina, noto per la celebre valle, “la Quebrada de Humahuaca”, designata come Patrimonio Mondiale dall’UNESCO.
Il villaggio di Humahuaca, situato all’estremità nord di una spettacolare catena di formazioni geologiche multicolori, è una tappa imperdibile per chi visita la regione.
Abbiamo pranzato in questo grande borgo, che è più esteso rispetto ai vicini villaggi di Purmamarca e Tilcara, e caratterizzato da un quartiere storico formato da basse case tradizionali con le terrazze sui tetti.
Camminando tra le sue strade, si percepisce l’atmosfera autentica e la storia che pervade ogni angolo.
Nel paesino di Humahuaca, una imponente scalinata conduce a un’altura dove è collocato un monumento dedicato agli eroi dell’indipendenza. Dalla sommità si gode di un panorama mozzafiato, che abbraccia il villaggio e le montagne circostanti.
Ai piedi della scalinata, un grande murales cattura l’attenzione, rappresentando un andino che suona il suo strumento tipico, simbolo delle radici culturali profonde e della vivace tradizione musicale della regione.
Questa visita ci ha offerto un’immersione nella storia e nella cultura locali, arricchendo ulteriormente la nostra esperienza di viaggio.
Il Cerro de los 14 Colores
Da Humahuaca siamo saliti ai 4350 metri della Serranías del Hornocal. All’arrivo, il panorama era unico: il Cerro de los 14 Colores si presentava maestoso e affascinante, con le sue straordinarie sfumature cromatiche.
Dal parcheggio, un sentiero in discesa conduce a un punto di osservazione proprio di fronte alla montagna, da cui è possibile ammirarla nella sua interezza. Tuttavia, a queste altitudini, è consigliabile valutare attentamente le proprie condizioni fisiche prima di intraprendere la discesa, poiché la successiva risalita può risultare impegnativa.
Il momento migliore per visitare questo luogo è il pomeriggio, quando il sole illumina pienamente la montagna, evitando il controluce del mattino. Avevo portato con me il treppiede per scattare foto stabili, ma il forte vento mi ha impedito di utilizzarlo.
Fortunatamente, questa è stata una delle pochissime occasioni in cui abbiamo avuto problemi di vento, poiché durante il viaggio abbiamo goduto di numerose giornate di sole e di un clima gradevole.
L’esperienza di vedere il Cerro de los 14 Colores è stata indimenticabile, una vera e propria festa per gli occhi, arricchita dai colori vividi e dalla magnificenza del paesaggio andino.
Uquía: il Templo de la Santa Cruz y San Francisco de Paula
Prima di rientrare in albergo a Tilcara, ci siamo fermati per una breve passeggiata a Uquía, un pittoresco villaggio che sembra essersi fermato nel tempo. La nostra sosta era principalmente motivata dalla visita del Templo de la Santa Cruz y San Francisco de Paula, costruito nel 1691.
Questo antico tempio è famoso per i suoi straordinari dipinti di angeli armati, raffigurati con archibugi, spade e altre armi, un’iconografia unica che affascina storici e visitatori. Purtroppo, al nostro arrivo, abbiamo trovato il tempio chiuso.
Nonostante ciò, la breve passeggiata attraverso il villaggio ci ha permesso di apprezzare l’atmosfera tranquilla e la bellezza architettonica del luogo, con le sue stradine acciottolate e le case tradizionali.
Anche se non siamo riusciti a vedere i famosi dipinti, la sosta a Uquía ha aggiunto un tocco di autenticità e serenità alla nostra giornata, lasciandoci con la promessa di tornare in futuro per esplorare ulteriormente questo tesoro nascosto..
Il Tropico del Capricorno
Sulla strada che da Humahuaca conduce a Tilcara, poco dopo il paesino di Huacalera, ci siamo imbattuti in un piccolo monolito posto di fronte a una grossa meridiana.
Questo semplice ma significativo monumento segnala il passaggio del Tropico del Capricorno, un punto geografico che segna una delle cinque principali linee di latitudine che dividono la Terra.
Il monolito, con la sua posizione precisa, ci ha fatto riflettere sull’immensità del nostro pianeta e sulle coordinate che ne tracciano i confini immaginari.
La meridiana, con la sua ombra che scandisce il tempo, aggiunge un tocco di antica sapienza a questo luogo di passaggio.
Fermarsi qui, anche solo per pochi minuti, ha arricchito il nostro viaggio, offrendoci una pausa contemplativa e un’opportunità per apprezzare la vastità e la diversità delle meraviglie naturali e culturali che stavamo esplorando.
La strada panoramica Cuesta del Lipán
Il 18/08/2022, nel nostro terzo giorno di viaggio, abbiamo percorso la spettacolare strada panoramica Cuesta del Lipán con destinazione Salinas Grandes.
Lungo il tragitto, siamo stati accompagnati dalla vista di lama e vigogne che pascolavano liberamente, mentre in cielo maestosi condor volteggiavano sopra di noi.
Da un mirador, abbiamo avuto l’opportunità di ammirare la Cuesta del Lipán nella sua interezza, osservando l’intero tracciato che si snoda dalla base della gola, risalendo attraverso il profondo canyon.
La salita alla Cuesta del Lipán ripresa con una vecchia camera 360
Ho filmato la salita alla Cuesta del Lipán con una camera 360, ma purtroppo il risultato non è stato dei migliori.
Sebbene il video consenta di spostare il punto di vista per ottenere diverse prospettive, la risoluzione della mia vecchia Theta S genera filmati che, al giorno d’oggi, risultano di qualità inferiore rispetto agli standard attuali.
Tuttavia, propongo il video in un formato ridotto (560 x 315), che permette di spostare la visione davanti, dietro o ai lati del pick-up, sia sullo schermo del telefono con il dito, sia sul computer con il mouse.
Anche se il risultato è “vintage”, lo considero un ricordo prezioso e tollerabile, che non voglio perdere.
Il video del nostro arrivo a Salinas Grandes con la vecchia camera 360.
Salinas Grandes
Nell’altopiano andino, fra le province di Salta e Jujuy, a 3500 metri d’altezza, ci siamo fatti sedurre dallo straordinario sito di Salinas Grandes.
Le costruzioni, realizzate interamente con mattoni di sale, includono anche tavoli e panche dell’area picnic e i banchi dei venditori, tutti scolpiti in questo materiale unico.
È difficile descrivere con parole la bellezza e l’unicità dello spettacolo naturale che ci siamo trovati davanti: la limpidezza del cielo sereno, il silenzio assoluto, il sole accecante e il bianco brillante della vastissima distesa di esagoni di sale, che si estende per ben 212 chilometri quadrati.
Ogni elemento contribuiva a creare un’atmosfera surreale e magica. È bastato percorrere qualche centinaio di metri dall’ingresso per sentirsi trasportati in un altro mondo, un luogo dove la natura si esprime in una forma pura e incontaminata, offrendo un’esperienza visiva e sensoriale indimenticabile.
Salinas Grandes ci ha accolto con la sua maestosità, regalando momenti di pura meraviglia e riflessione.
L’interesse delle Compagnie Minerarie
Salinas Grandes, oltre ad essere uno dei paesaggi da cartolina più iconici dell’Argentina, è un luogo ricco di cloruro di sodio e magnesio, provenienti dalle acque ricche di sali delle montagne circostanti.
Questi minerali sono stati, in passato e sono tuttora, una risorsa fondamentale per le popolazioni locali, che li hanno estratti per secoli e venduti in tutto il Sud America.
Tuttavia, l’attenzione delle compagnie minerarie si è recentemente spostata sul litio, un elemento cruciale per la produzione di batterie. Questa nuova corsa all’estrazione ha sollevato notevoli preoccupazioni ambientali.
La delicata ecologia del luogo è minacciata dall’intensificazione delle attività minerarie, che potrebbero alterare irreversibilmente il paesaggio e compromettere le risorse idriche locali.
Mentre le saline continuano a stupire i visitatori con la loro bellezza straordinaria, il futuro di questo patrimonio naturale dipende dalla capacità di bilanciare lo sviluppo economico con la necessità di preservare l’ambiente per le generazioni future.
Dove il bianco incontra il blu
Sono rimasto sorpreso al ritorno, quando, sviluppando le foto e ricordando Salinas Grandes come il luogo dove il bianco incontra il blu, mi sono accorto che sulla distesa di sale c’era una patina marrone.
Incuriosito, ho fatto una ricerca in rete e ho scoperto che si tratta di un fenomeno stagionale dovuto ai venti estivi che soffiano dalle montagne circostanti, trasportando particelle di terra fino alla salina.
Questo sottile strato di polvere non solo modifica l’aspetto visivo del paesaggio, ma aggiunge anche una dimensione dinamica alla sua bellezza, ricordandoci l’interazione costante tra gli elementi naturali.
Questa scoperta ha arricchito la mia percezione di Salinas Grandes, facendomi apprezzare ancora di più la complessità e la mutevolezza di questo straordinario ambiente naturale.
La produzione di sale
A Salinas Grandes si continua a produrre sale, che viene utilizzato in vari settori. Nonostante l’evoluzione tecnologica e le nuove industrie emergenti, l’estrazione del sale rimane una tradizione secolare che sostiene le comunità locali.
Il sale raccolto qui è utilizzato non solo per il consumo alimentare, ma anche in processi industriali e per la cura delle strade durante i mesi invernali.
Questa attività mantiene viva l’economia della regione e preserva le tecniche tradizionali di estrazione che si tramandano di generazione in generazione.
La produzione di sale a Salinas Grandes rappresenta un connubio perfetto tra passato e presente, dove antiche pratiche convivono con le esigenze moderne, contribuendo a mantenere intatta l’identità culturale del luogo.
Illusioni ottiche
Salinas Grandes è anche un palcoscenico perfetto per le foto spiritose dei viaggiatori che giocano con la prospettiva. La vastità e la piattezza della distesa di sale creano l’illusione ottica ideale per scatti creativi, dove oggetti e persone appaiono incredibilmente grandi o minuscoli a seconda dell’angolazione.
La nostra guida, dotata di una creatività straordinaria, ci ha aiutato a realizzare fotografie divertenti e originali, suggerendo pose e inquadrature che hanno trasformato il nostro album di viaggio in un vero capolavoro di illusioni ottiche.
Grazie alla sua inventiva, abbiamo immortalato momenti esilaranti e indimenticabili, aggiungendo un tocco di leggerezza e gioia alla nostra avventura in questo luogo magico.
Gli Ojos de Agua
Dopo aver visitato le “piscine” dalle quali si estrae ancora oggi il sale e aver scattato le consuete foto creative, ci siamo diretti con un’altra guida verso gli “Ojos de Agua”.
Questa zona del Salar presenta una superficie meno compatta, dove le falde acquifere riescono ad affiorare, creando piccoli specchi d’acqua. La crosta del Salar, in alcuni punti, è estremamente fragile, quindi abbiamo dovuto seguire in fila lo stesso percorso tracciato dalla guida per evitare di danneggiare il terreno.
Anche qui, la guida non ha mancato di darci suggerimenti per scattare foto “artistiche”, sfruttando i riflessi perfetti creati dall’acqua.
Questi specchi naturali hanno reso possibili scatti suggestivi, dove il cielo sembra fondersi con la terra, amplificando la magia e la bellezza di Salinas Grandes. Ogni foto catturava l’essenza di questo luogo unico, trasformando la nostra visita in un’esperienza visiva indimenticabile.
Superare il passo Abra de Lipán a quota 4170
La giornata è stata dedicata alla visita di Salinas Grandes, dove abbiamo pranzato sui caratteristici tavoli di sale, immergendoci completamente nella singolare atmosfera di questo luogo straordinario.
Dopo il pranzo, ci siamo diretti verso l’hotel di Salta dove avevamo già pernottato. Lungo il percorso, una serie di tornanti ci ha condotto fino ai 4170 metri del passo “Abra de Lipán”. Durante il viaggio, ci siamo fermati ai numerosi mirador per sgranchirci le gambe e scattare qualche foto panoramica.
In tutti i trasferimenti di questo viaggio, i bellissimi paesaggi si sono susseguiti, riuscendo sempre a stupirci e inducendoci a scattare tantissime foto anche dal finestrino dell’auto, spesso chiuso per evitare la polvere sollevata dai veicoli che incrociavamo.
Ogni curva e ogni sosta ci hanno regalato scorci indimenticabili, rendendo ogni momento del viaggio un’opportunità per catturare la bellezza mozzafiato delle Ande argentine.
Da Salta a Cafayate un’itinerario imperdibile per gli amanti dell’on the road
Il 19 agosto 2022, nel quarto giorno di viaggio, ci siamo avventurati lungo la Ruta 40 attraverso la suggestiva Valle Calchaquíes, arrampicandoci sulla spettacolare catena montuosa della Quebrada de Escoipe.
Ci siamo fermati in punti panoramici mozzafiato come la Cuesta del Obispo e la Piedra del Molino, al di sopra della quale sorge la piccola chiesetta di San Raffaele. Inizialmente, la valle è stretta, con la strada che domina il Rio Escoipe che scorre in basso.
Proseguendo, la valle si apre e si allarga, attraversando le montagne della precordigliera dai colori incredibili e magnifici. Non abbiamo potuto fare a meno di scattare una miriade di foto per immortalare ogni sfumatura del paesaggio.
In macchina, viaggiavamo con gli occhi sgranati per catturare i colori vividi che ci circondavano, frutto della presenza di vari minerali: il rosso intenso del ferro, il grigio del rame, le infinite sfumature di ocra e il verde dei cactus giganti e della vegetazione che ricopre i pendii.
L’Argentina andina è un luogo magico, dove panorami stupendi si susseguono senza sosta. L’itinerario da Salta a Cafayate è imperdibile per gli amanti dell’on the road e dei paesaggi, e la Cuesta del Obispo rappresenta uno dei tratti più spettacolari del percorso da Salta a Cachi.
Il video della vecchia 360 girato attraverso la Valle Calchaquies, salendo alla Cuesta del Obispo.
La Cuesta del Obispo
La Cuesta del Obispo è una collina situata a sud-ovest di Salta, lungo la strada che conduce al pittoresco villaggio di Cachi. Si trova nella Valle Calchaquí, un tempo molto più popolata di quanto lo sia ora.
Questo declino demografico è dovuto a due eventi storici significativi: prima, la conquista dei nativi da parte degli Incas, e successivamente, la conquista degli Incas da parte degli spagnoli.
Il nome della collina deriva da un episodio del 1600, quando un vescovo, incantato dal cielo stellato, decise di fermarsi per la notte e dormire sotto quel firmamento. Da allora, gli abitanti locali hanno iniziato a chiamare il pendio “la collina dove aveva dormito il vescovo”, nome che col tempo è diventato Cuesta del Obispo.
In cima alla collina si trova un affascinante mercatino artigianale, che offre non solo prodotti unici, ma anche un punto di vista perfetto sulla Valle Encantada.
Questo luogo pittoresco è ideale per una sosta, sia per ammirare i panorami mozzafiato che per acquistare souvenir artigianali tipici della regione.
La Cuesta del Obispo, con la sua storia affascinante e le sue viste spettacolari, è una tappa imperdibile per chiunque percorra la strada verso Cachi, rappresentando un perfetto connubio tra storia, cultura e bellezza naturale.
La Piedra del Molino
Successivamente, ci siamo fermati alla Piedra del Molino, una grande macina che dà il nome al luogo, e alla vicina Capilla de San Rafael, situate ad un’altitudine di 3557 metri sul livello del mare.
Da questo punto panoramico, la vista si apre in tutta la sua magnificenza sulla valle sottostante, regalando uno spettacolo naturale di rara bellezza.
Il cielo terso e la limpidezza dell’aria ad alta quota permettono di ammirare ogni dettaglio del paesaggio, dalle montagne circostanti alle verdi distese che si estendono a perdita d’occhio.
La piccola chiesetta di San Rafael, con la sua architettura semplice e devota, aggiunge un tocco di serenità e spiritualità al luogo, rendendo la sosta non solo un’occasione per rifiatare e scattare foto, ma anche un momento di riflessione e contemplazione della natura circostante.
Il Parco Nazionale Los Cardones
A questo punto del tragitto, la strada tornava ad essere asfaltata e, scendendo, il paesaggio cambiava completamente: stavamo entrando nella Cachi Pampa, un altopiano desertico caratterizzato dalla presenza imponente dei cardones, enormi cactus a candelabro.
Per preservare questa straordinaria flora, è stato istituito il Parco Nazionale Los Cardones.
Ovunque si volgesse lo sguardo, migliaia di cardones formavano una vera e propria foresta, creando, con le montagne sullo sfondo e il blu intenso del cielo, un paesaggio indimenticabile.
Ci siamo fermati prima ad un mirador, da dove era possibile vedere per intero la celebre Recta Tin Tin, una strada diritta lunga 15 km, disegnata dagli Inca che taglia la piana con precisione millimetrica.
Successivamente, ci siamo fermati in un punto segnalato lungo la strada per ammirare da vicino i cardones. Questi maestosi cactus si alimentano con l’acqua delle falde acquifere profonde e crescono circa un centimetro all’anno. Quelli che superano i 10 metri di altezza hanno più di 100 anni.
La leggenda dei cardones
Una leggenda narra che, al tempo della guerra di indipendenza, i cactus furono vestiti dai gauchos con ponchos per simulare un esercito di innumerevoli soldati.
Per questo motivo, i cardones sono affettuosamente chiamati “le sentinelle della patria”. Questo aneddoto aggiungeva un tocco di magia e patriottismo al nostro viaggio, rendendo la visita al Parco Nazionale Los Cardones ancora più significativa e memorabile.
Il video della vecchia 360 girato attraversando il Parco Nazionale Los Cardones.
Los Colorados
Los Colorados, il sito dove ci siamo fermati lungo la strada da Salta a Cafayate, evocava l’atmosfera del Far West americano. Il paesaggio, con le sue formazioni rocciose e la terra di un rosso intenso, ci ha avvolto in un’atmosfera quasi surreale.
Abbiamo camminato tra questi scenari affascinanti, approfittando della sosta per sgranchirci le gambe, scattare numerose foto e, nel mio caso, far volare il drone per catturare dall’alto la bellezza di questo luogo.
Ogni angolo offriva una vista mozzafiato, e il contrasto tra il cielo limpido e il terreno rossastro creava immagini che sembravano dipinte.
Il volo del drone ha aggiunto una dimensione speciale alla nostra esplorazione, permettendoci di apprezzare l’ampiezza e la maestosità di Los Colorados in tutto il suo splendore.
Questo angolo di Argentina, con il suo paesaggio che ricorda il leggendario Far West, ci ha regalato un’esperienza indimenticabile e una serie di ricordi visivi straordinari.
Il Camino de los Artesanos
Sulla Strada Provinciale 55, parallela alla Ruta 40, a un chilometro e mezzo dalla città di Seclantás, ci siamo immersi nell’incantevole atmosfera del Camino de los Artesanos.
Qui, in un villaggio pittoresco, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare alcuni dei migliori artigiani tessitori d’Argentina.
Visitare i loro laboratori è stata un’esperienza affascinante, permettendoci di condividere con loro il modo di vivere, scoprire i segreti delle loro tecniche e ammirare le loro produzioni, apprezzate da importanti personalità in Sud America e nel mondo.
Questa è la culla del Poncho Salteño, dove le opere d’arte tessile prendono vita su telai “palo plantao” con filati finissimi, lavorati a mano per creare poncho, coperte, scialli e copritavola.
I disegni, spesso legati a paesaggi locali, motivi regionali o ispirati all’arte e alla cultura Inca, sono realizzati con lana di vigogna e di pecora.
Ogni pezzo racconta una storia di tradizione e maestria, rendendo questo luogo una tappa imperdibile per chi desidera immergersi nell’arte tessile autentica e nella cultura vibrante dell’Argentina.
Molinos: la Iglesia de San Pedro Nolasco de los Molinos
A Molinos, abbiamo fatto una sosta alla Iglesia San Pedro Nolasco de los Molinos, un Monumento Storico Nazionale, e all’Hacienda de Molinos, un hotel splendidamente restaurato.
I due edifici si trovano proprio uno di fronte all’altro. L’esterno della chiesa è elegante nella sua semplicità, con linee pulite e una facciata bianca che risplende sotto il sole argentino.
L’interno, invece, sorprende per l’inconsueta disposizione delle numerose statue di santi che circondano il Cristo, creando un’atmosfera di intensa spiritualità. Curiosa è la presenza della lapide del Governatore, che un tempo era il padrone dell’Hacienda di fronte.
La chiesa, costruita in stile coloniale, vanta un soffitto realizzato con tronchi di cardones, conferendo un tocco rustico e autentico alla sua architettura.
Attraversare la strada e visitare l’Hacienda, con i suoi spazi finemente restaurati, è stato come fare un salto indietro nel tempo, immergendoci nella storia e nella cultura di questa affascinante regione argentina.
Dopo aver fotografato la stampa di grandi dimensioni qui sopra, esposta in una sala dell’Hacienda, sono riuscito a far credere per qualche minuto di averla appena scattata nella campagna adiacente a dei gauchos che stavano cacciando… ha portato fortuna perché il giorno seguente abbiamo incontrato un vero gaucho.
La Quebrada de Las Flechas
Da El Molino a Cafayate, la famosa Ruta 40, una delle strade più scenografiche che ho percorso durante i miei viaggi, attraversa un vero paradiso per i fotografi: la Quebrada de Las Flechas.
Questo tratto offre una sequenza ininterrotta di paesaggi mozzafiato che sembrano provenire da un altro pianeta.
Abbiamo fatto una sosta al Monumento Natural Angastaco, un luogo caratterizzato da una spettacolare successione di formazioni rocciose che, grazie alla geologia e all’erosione, hanno assunto forme simili a punte di freccia, più o meno inclinate, che si ergono maestose verso il cielo.
Queste strutture possono essere ammirate in tutto il loro splendore da un ripido belvedere raggiungibile attraverso il percorso “El Ventisquero”.
Il momento in cui abbiamo visitato questo luogo, al tramonto, ha reso l’esperienza ancora più magica: i raggi dorati del sole calante illuminavano le rocce, accentuando le loro forme e colori, e creando un’atmosfera surreale che resterà impressa nella mia memoria.
Un sentito ringraziamento va ai nostri amici, guide e autisti Misael, Herman e Hugo, che hanno reso speciale il nostro viaggio.
La loro conoscenza profonda dei luoghi, la loro passione contagiosa e la loro gentilezza ci hanno accompagnato lungo ogni tappa, trasformando ogni chilometro percorso in un’esperienza indimenticabile.
La loro presenza ha arricchito il nostro viaggio non solo di informazioni preziose, ma anche di sorrisi e momenti di condivisione che ci porteremo nel cuore.
Grazie, Misael, Herman e Hugo, per aver reso ogni giorno della nostra avventura un ricordo indelebile.
Qui sotto l’articolo pubblicato su Adobe Creative Cloud Express
ORNELLA CALZOLARI said on
sempre grazie per farmi partecipe dei tuoi meravigliosi viaggi
Fabrizio said on
Grazie Ornella!